mercoledì 7 settembre 2011

SCIOPERO GENERALE

Studenti arrabbiati al Corteo Cgil bloccano strada e occupano statua 

Questa e' una parte dello sciopero generale,loro sono i piu' spontanei,(e noi gli facciamo i complimenti) che dalla politica prendono le "distanze" e  chiedono oltre che questo governo sparisca,un futuro che oggi,nel 2011,e',COME CASA, una tenda ed un saccoapelo......
Con questa ultima manovra si chiede anche la cancellazione dalla FINANZIARIA AGGIUNTIVA 2011, di una articolo incomprensibile e  SCHIAVISTA:" l'Articolo 8"
Un'articolo che se diventera' legge permettera' ai datori di lavoro di poter spiare i lavoratori durante l'orario con ogni mezzo a sua disposizione e il licenziamento immediato in caso di non sodisfacente  report di rendita lavorativa nonche, la possibilita' di trasferimento immediato ad altra sede senza indennita di trasferta o altro, previsto dal contratto nazionale, tutele non previste da quello in deroga(il cosidetto contratto Pomigliano) supportato,appunto, anche da queste SCHIAVISTE  NORME che il governo si appresta a varare e che, alcuni sindacati, "hanno addirittura difeso"....
CREDO CHE SIA VENUTA L'ORA DI PARLARNE  ASSIEME E  DECIDERE  METTENDO DA PARTE LA POLITICA INTESA COME DELEGA A PRESCINDERE,NOI SIAMO GLI AZIONISTI DI MAGGIORANZA DI QUESTO PAESE,SENZA DI NOI NEANCHE LOR SIGNORI,"LA CASTA" SI PAGHEREBBE  COSI PROFUMATAMENTE E QUINDI POSSIAMO E DOBBIAMO RICHIEDERE LA PAROLA


domenica 4 settembre 2011

Contro Netanyahu 400 mila in piazza Gli indignados israeliani rilanciano la sfida

FONTE: La Repubblica

 

E' la più importante mobilitazione mai avvenuta nel Paese: manifestazioni a Tel Aviv, Gerusalemme, Haifa, Eilat. Nel mirino, il carovita e le politiche sociali del governo. Il premier costretto a promettere riforme economiche

TEL AVIV - Li hanno chiamati gli indignados israeliani. Da otto settimane martellano il governo protestando contro il carovita, chiedendo riforme economiche all'insegna di una maggiore equità sociale. Erano partiti montando una singola tenda in Rothschild Boulevard, a Tel Aviv. Ora sono riusciti a portare in piazza 400 mila persone, in 15 diverse città israeliane. La manifestazione più imponente proprio a Tel Aviv, con 250 mila persone in piazza: ma erano in decine di migliaia anche a Gerusalemme, a Haifa nel nord, a Eilat sul Mar Rosso. Scuotendo tutto il Paese da un lungo periodo di apatia sociale.

Il loro obiettivo, in realtà, era portare in piazza un milione di persone. E per questo qualcuno adesso parla di fallimento. Ma era una sfida irrealistica, visti i numeri della popolazione israeliana (7 milioni). E si tratta comunque della più grande mobilitazione mai avvenuta nel Paese. Tanto che il premier, Benyamin Netanyahu, è stato costretto a promettere in pubblico un pacchetto di riforme rispetto alla politica liberista finora seguita. Probabile un intervento di riduzione dei carichi fiscali a favore dei lavoratori dipendenti e dei settori della classe media rimasti esclusi dalla crescità del Pil di questi anni; e poi un piano di edilizia popolare e più fondi all'istruzione. Tutti provvedimenti raccomandanti da una commissione ad hoc, guidata dall'economista Manuel Trajtenberg. E - stando almeno alle promesse - i tempi dovrebbero essere rapidi: entro il Capodanno ebraico, vale a dire fine settembre.

Per la piazza - che non ha risparmiato neppure oggi poster sarcastici e sfottò al premier - si tratta al momento solo di parole: il governo, insomma, starebbe solo cercando di prendere tempo. E i manifestanti si sono detti pronti a continuare. "Hanno sostenuto che la nostra protesta sta segnando il passo", ha detto uno degli organizzatori, il segretario generale degli studenti israeliani, Itzik Shmuli. "Noi, i nuovi israeliani siamo determinati a continuare la lotta per una società più giusta e migliore, pur sapendo che la strada sarà lungo e difficile". Il movimento aveva perso un po' di slancio la settimana scorsa, dopo la pausa imposta dall'escalation di attentati nel sud e dalle tensioni sul fronte della Striscia di Gaza. Ma è riuscito ad andare al di là dei soli temi della sicurezza e della paura, cavalli di battaglia della destra di governo.